“L’utilizzo della pellicola è un invito alla lentezza e alla riflessione, le quali permettono di approfondire il contatto con la realtà circostante. Il bianco e nero è un linguaggio a sé, evocativo e immaginifico. Riesce a suscitare e stimolare più che descrivere. Le forme sembrano quasi assenti nel loro vagare all’interno del foglio bianco. Sono immobili, statiche nella loro dimensione più eterea e sfuggente. Eppure alcune di queste respirano, sono ariose e leggere mentre altre sembrano sprofondare in quelle ombre chiuse che le definiscono. Ogni fotografia è stata studiata con cura per restituire la complessità del territorio e delle sue trasformazioni.
La scelta di questo medium è stata in un primo momento puramente tecnica e logica, se vogliamo dettata dal titolo del progetto: Lo Stato delle Cose, film in bianco e nero del 1982 diretto da Wim Wenders. Si è dimostrata essere poi una scelta vincente per restituire atmosfere profonde e immergere la Valdichiana e i protagonisti di questa storia in uno stato in cui il tempo sembra non scorrere. E la rigenerazione sta proprio qui, in quei momenti in cui tutto appare fermo; è lenta ma costante come un albero che cresce. È nel lago che muta il suo livello, in chi vaga per i boschi, in chi miete il grano nelle calde sere di giugno. Il rinnovamento è sempre in atto, una lenta trasformazione che scandisce il ritmo del tempo.
Qual è allora lo stato delle cose? Una domanda che potrebbe avere una risposta semplice, da articolare in poche righe. Non so dare questa risposta, non so dire quale sia lo stato delle cose. La risposta è arrivata in itinere mentre lavoravo a questo progetto. Quanto più mi immergevo nella realtà della Valdichiana Senese tanto più sprofondavo in uno stato di sospensione, accompagnato come in un sogno da tanti Virgilio che mi hanno mostrato un pezzo di quella realtà così distante da ciò che ho sempre conosciuto. La vita in un piccolo paese, poco più che un borgo, sembra la realizzazione di quelle storie che ai miei nonni piaceva raccontare quando ero un bambino. Ed è con quella nostalgia di una vita non mia, che non mi è mai appartenuta e che al massimo posso aver sfiorato che ho scoperto chi non sono mai stato.